Collezione Etnografica

La collezione Etnografica sulle Americhe “Gerardo Bamonte”

 

Sala 1, vetrina 1: Nordamerica e Mesoamerica antica

La Collezione etnografica del Centro Studi Americanistici “Circolo Amerindiano” nasce ufficialmente nel 1991, quando, in concomitanza con la mostra Teocuicatl: il canto sacro, tenutasi a Terni nell’ottobre di quell’anno, si decide di raccogliere in un unico spazio gli oggetti etnografici messi insieme dai membri del Centro Studi nel corso dei loro viaggi nelle Americhe.

Prerogativa della Collezione è sempre stato fin dall’inizio l’imperativo di non raccogliere oggetti non riproducibili, a meno che non siano già fuori dal continente americano ed in pericolo di essere dispersi.

Ovvero, la Collezione accetta solo pezzi etnografici di uso comune e riproduzioni archeologiche. I pezzi archeologici originali presenti sono frutto di donazioni di materiali giacenti fuori dalle Americhe.

Prende così forma il primo allestimento realizzato in una piccola sala della vecchia sede in via Fratti n. 18. Gli oggetti vengono allestiti seguendo un criterio di suddivisione per grandi aree geografiche, ovvero: Polare, Nordamerica, Mesoamerica, Circumcaraibica, Andina, Amazzonica, Costa Atlantica Occidentale e Cono Sud. Le aree sono poi suddivise in sub-aree e regioni.

Si incrocia con tale suddivisione principale un altro criterio di ripartizione degli oggetti, per grandi aree temporali e per eventuali fasi, ovvero il precolombiano e il contemporaneo.

L’iniziale nucleo di oggetti si arricchisce nel tempo di un cospicuo corpus proveniente dalle aree andina, amazzonica e tropicale venezuelana, soprattutto grazie all’archeologo Mario Polia (area Andina), agli etnologi Gerardo Bamonte e Miguel Angel Menéndez (Amazzonia, Chaco, Huave) e ai coniugi architetti Leszek Zawisza e Chiara Cipiciani (Venezuela).

Questi preziosi apporti hanno reso possibile la raccolta di oggetti etnografici molto interessanti della cultura materiale di quei luoghi.

Nel 2002 questo patrimonio materiale si è ulteriormente arricchito in seguito alla acquisizione della Collezione Borruso – più di duecento oggetti etnografici raccolti in venti anni di ricerca, svolti a partire dalla fine degli anni sessanta dall’antropologa Nina Borruso, nell’area centro-sud del Messico – e di un altro corpus di oltre 60 pezzi amazzonici, messicani e argentini dell’etnologo Bamonte, entrambe acquisizioni finanziate con fondi della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia.

 

Sala 1, vetrine 3 e 4: Mesoamerica antica e recente

Il 19 novembre 2004 viene poi inaugurata la nuova sede in Via Guardabassi e qui viene allestita la Collezione nella sua forma attuale.

Dal 4 maggio 2009 la Collezione è stata dedicata alla memoria dell’etnologo “Gerardo Bamonte”, grande artefice della Collezione, deceduto pochi mesi prima.

Con l’acquisizione della Collezione Borruso la piccola stanza in via Fratti stava diventando sempre più inadeguata ad accogliere degnamente il nostro patrimonio.

Ma l’arrivo di nuovi materiali ed ora l’imminente acquisizione del fondo “Bamonte” rendono anche i locali di Via Guardabassi assolutamente insufficienti. Il Comune di Perugia sta perciò predisponendo una nuova sede più ampia ed adeguata.

 

 

Il fondo “Borruso”

 

Sala 2, vivienda messicana: oggetti della cultura contadina

La biografia degli oggetti acquisiti da Nina Borruso è assai densa e merita un breve cenno: essi dovevano andare a costituire una parte di un Museo Comparato sulle Tradizioni Contadine mai nato, gli oggetti rimasero così nel buio delle scatole per quasi venti anni, fino a quando non li ha acquisiti il nostro Centro Studi.

Essi sono organizzati in grandi aree tematiche (Strumenti di lavoro, Fibre vegetali, La casa, Zucca Ceramica, Tessuti, Vestiario femminile, Vestiario maschile, Giocattoli, Cerimonialità-Ritualità) e sono accompagnati da una ricca documentazione fotografica in bianco e nero fatta intorno agli anni settanta; essa crea delle sequenze di immagini che facilitano la collocazione degli oggetti nel contesto socioculturale di provenienza.

 

 

 

Il fondo “Bamonte”

 

Uno degli artefici fondamentali della Collezione Etnografica sulle Americhe è stato Gerardo Bamonte. A lui si devono sia il contatto con l’etnologo Miguel Menéndez che ha procurato alla collezione i primi pezzi amazzonici, alcuni dei quali sono presenti come tipi anche nelle collezioni dei grandi musei internazionali.

Ma Bamonte ha poi fornito alla Collezione pezzi degli Esse Ejja del Chaco, materiali dell’Alto Xingú e di altre zone dell’Amazzonia, materiali degli Hoti, degli Huave del Messico.

Ora si è praticamente all’atto finale della acquisizione dell’intero corpus bibliografico (circa 4000 volumi, migliaia di immagini e circa 600 pezzi) del Fondo Privato “Gerardo Bamonte”, che contribuirà a fare della nostra collezione una delle più importanti del genere del nostro paese.

 

In alto a destra: plastici del Nordamerica, Indiani delle Pianure, scena di villaggio, in basso a destra: Maloca, Plastico di villaggio yanomami, Amazzonia venezolana

I plastici di Antonio Masetti

 

Una particolare nota agli splendidi plastici raffiguranti scene di caccia e di vita quotidiana degli Indiani delle Pianure e alla magnifica maloca degli Yanomami dell’Amazzonia, realizzati negli anni settanta e ottanta da Antonio Masetti, straordinario osservatore e mirabile maestro della miniatura.

 

Questi plastici (7 nordamericani e la maloca yanoami) sono stati donati alla collezione dagli eredi di Antonio Masetti, scomparso nel 1990.

 

Fondo andino di Mario Polia

 

Nel 1993 l’antropologo Mario Polia ci ha ceduto diversi pezzi della sua collezione privata dedicata alle culture andine. Fra questi spiccano un costume completo di danzatore sciamanico tijeras, vari tessuti di particolare pregio, due retablos, zucche incise, un arpa andina e vari strumenti.

 

Nota sugli altri materiali

 

Sala grande del Museo, Settore etnomusica; sono visibili un vestito da danzatore tijeras, due tamburi argentini, un’arpa andina e un berimabao brasiliano

Gran parte dei materiali fuori da questi fondi anzidetti provengono dalle missioni svolte dai membri del “Circolo Amerindiano” in Messico, U.S.A., Guatemala, Colombia, Perù, Argentina, Brasile, Cile.

Tutto questo materiale a volte è di uso comune e facilmente reperibile, ma come nel caso della ceramica asuriní, il cui popolo è recentemente scomparso, è spesso unico nel suo genere.

Molti tra i pezzi esposti sono di uso comune, “la disprezzata opera di mani capaci di trasformare in bellezza il fango il legno e la paglia, la piuma di uccello e la conchiglia di mare e la mollica di pane” che “quasi a chiedere scusa si chiama artigianato”, preziosi oggetti etnografici testimoni di uno stile di percepire e rappresentare la realtà articolato, complesso e raffinato.

Oggetti “da riflettere”, non da consumare visivamente per puro godimento estetico di forme e colori stravaganti, che tanto richiamano ad un gusto tutto europeo per l’esotismo. L’oggetto etnografico è un frammento di cultura che si materializza, la manifestazione tangibile, qui ed ora di quella cultura lontana che lo ha prodotto.

 

Le riproduzioni museali

 

Non accettando, se non in casi eccezionali, degli oggetti archeologici originali, la Collezione si è però dotata di un notevole quantitativo di riproduzioni musali fra cui spiccano senza dubbio:

  • le riproduzioni di oggetti nordamericani di Sergio Susani (di pregio internazionale, presenti anche in grandi jmusei);
  • le riproduzioni museali di oggetti mesoamericani del Taller de reproducciones del Instituto Nacional de aNtropología e Historia di Città del Messico;
  • riproduzioni museali andine.

 

Metodologia di esposizione ed attività del museo

 

Sala 3, vetrine 1 e 2: area Circumcaraibica, Andina e Amazzonica

Sala 3, vetrina 3, Amazzonia

Il nostro patrimonio continua ad accrescersi con il tempo, grazie a piccoli ma costanti acquisti e a donazioni.

 

La forma attuale della nostra Collezione conserva tutt’ora la duplice suddivisione spazio-temporale.

Consapevoli che questo modo di “allestire le culture” è solo uno dei modi possibili e che tra l’altro presenta dei forti limiti nelle opportunità della rappresentazione, abbiamo riflettuto sulle possibilità di mettere in mostra adottando altri criteri. Uno degli obiettivi che ci siamo posti è di riuscire nel tempo a creare un museo dinamico capace di sperimentare modalità rappresentative e comunicative sempre diverse.

 

L’attuale criterio espositivo – coadiuvato da pannelli ricavati dalla mostra in pannelli 500 anni di resistenza india – conserva tuttavia una sua efficacia didattica offrendo la possibilità immediata di riconnettere l’oggetto nel contesto del luogo di provenienza e del periodo di appartenenza.

 

Sala 3, vetrina 4: esempi di tessuti, maschere, cappelli

Abbiamo così creato un percorso museale articolato in quattro stanze ed un corridoio: un immaginario viaggio nelle Americhe da Nord a Sud, tra presente e passato, passando attraverso la mediazione degli oggetti.

La divulgazione del nostro patrimonio segue due principali direttrici: da una parte la didattica museale, dall’altra la creazione di mostre itineranti.

Grazie ai pezzi della Collezione etnografica e al materiale fotografico del nostro Centro Documentazione Audio Video e Fotografico “Daniele Fava” è stato possibile allestire oltre ottanta esposizioni in tutta Italia, già segnalate sopra.

Altra direttrice è costituita dalla attività didattica con le scuole. A riguardo abbiamo elaborato un progetto di percorso multisensoriale, che accosta agli oggetti cereali, legumi, spezie e semi vari; un percorso che è sì da vedere ma anche da annusare, da toccare, per stimolare un approccio alle Americhe che coinvolga l’uso di tutti i sensi per favorire quindi la corrispondenza di immagini, suoni, odori al fine di trasmettere una conoscenza che si avvicini ad un livello quanto più profondo possibile.

 

Digitalizzazione

 

Infine va segnalato il progetto di digitalizzazione, per cui oggi sono stati fotografati e immessi in forma digitale tutti i pezzi del museo. Con queste foto e con il data base dell’inventario è stato creato uno schedario che entro il 2020 sarà immesso nel sito www.amerindiano.org, completamente rinnovato, in modo da essere visibile e consultabile da tutto il mondo.

 

Materiali della Collezione

 

La collezione è formata da 923 pezzi inventariati, più circa 200 pezzi ancora da inventariare.

Di cui:

  • 1 del Circolo Polare Artico
  • 38 del Nordamerica
  • 550 della Mesoamerica
  • 12 della Circumcaraibica
  • 69 della Andina
  • 1 della Costa Atlantica Meridionale
  • 122 dell’Amazzonia
  • 14 del Cono Sud
  • 116 non ancora classificati

Di questi:

  • 105 sono del periodo Precolombiano, di cui n. 5  sono pezzi originali, n. 100 sono riproduzioni museali o ispirate
  • 818 sono del periodo contemporaneo, di cui n. 791 sono pezzi originali, n. 27 sono riproduzioni

 

A sinistra: maschera funeraria dell’alto Xingú, Amazzonia brasiliana. Uno dei gioielli della Collezione; al centro in alto: copricapo lakota-sioux, XIX secolo d.C., Area delle Grandi Pianure; al centro in basso: vaso zoomorfo zapoteca (III – IV sec. d.C.), Messico; a destra: vaso mochica (Perú preincaico 250-700 d.C.) riproduzione museal.